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Pino Perri Titolare di PrintMateria incontra Mirko Artuso Direttore Artistico del Teatro del Pane

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30 Aprile 2019

Bisogna scendere a compromessi per seguire i progetti in cui si crede e raggiungere i propri obiettivi?
Direi proprio di no. La creatività non ha limiti e non ne avrà mai, né economici né politici. Non serve scendere a compromessi per creare. La creazione di uno spettacolo, di un film, o di un disegno è un’alchimia di tutto ciò che la vita ci offre. Assembliamo l’emotività per restituirla allo spettatore, per creare tra tutti un rito che coinvolge e emoziona. Per questo l’arte non ha limiti.
Certo, ci sono questioni di fondo che varrebbe la pena approfondire sul rapporto tra arte e mercato o tra arte e gestione politica o ancora tra arte e finanziamenti pubblici ma non è questa la sede adatta.

Come ci si sente quando si è vicini a un debutto importante? La creatività si può bloccare?

Non è facile come si può immaginare sostenere la pressione di un debutto però la cosa importante è arrivare a quel momento preparati e sereni, sicuri del fatto che si è fatto il meglio che si poteva.
C’è un rapporto molto intimo tra il bisogno, l’urgenza che ci spinge a scegliere di creare un’opera piuttosto di un’altra, e la profonda convinzione che veramente ne vale la pena ci sostiene. C’è un credo che muove tutto e se questo vacilla e non ci sostiene allora può anche arrivare il blocco creativo.

Nel tuo cuore c’è un giovane debuttante?

Si chiama Simone De Rai e tutta la compagnia Anagoor, leone d’argento alla Biennale di Venezia. Considero i loro passi come quelli di un figlio. Hanno avuto la perseveranza, la tenacia e la forza di credere nel loro progetto. Questa forza arriva da molto lontano, da quando studenti del liceo Giorgione di Castelfranco mi seguivano in tutto e assorbivano come spugne i segreti del mestiere. Abbiamo condiviso molta strada insieme e sono di questo orgoglioso. Anche loro con la loro Conigliera come me con il Teatro del Pane o Mario Brunello con il suo Antiruggine hanno creato un sogno di cui c’è sempre più bisogno in questi tempi cupi.
Mi auguro di avere sempre la forza e mi impegno a creare sempre nuove occasioni affinché molti giovani talenti si preparino con forza e tenacia al loro debutto.

Bilancio Teatro del Pane stagione 2018/2019
Abbiamo chiuso la sesta stagione con un sold out e questo ci riempie il cuore di gioia. In verità questa sesta stagione è stata la stagione dei sold out in particolare (ma non solo) per quanto riguarda le produzioni nate e pensate proprio a partire dal teatro del pane ideate e messinscena da me con il coinvolgimento di artisti di grande talento e esperienza. Abbiamo programmato 72 eventi tra Teatro, Musica, Cinema, Incontri con gli autori, da inizio Ottobre alla prima metà di Aprile.

Che significato ha il rapporto con il pubblico per un teatro come il vostro?
Significa riuscire a costruire un rapporto di fiducia con il pubblico. Vuol dire far crescere con il pubblico l’identità di questo luogo che produce e ospita artisti di grande professionalità e talento che non smetterò mai di ringraziare per la generosa adesione che ogni volta dimostrano. Abbiamo avuto con noi Marco Baliani, Cesar Brie, Marco Paolini, Giuliana Musso, Natalino Balasso, Banda Osiris, Fratelli Dalla Via, Antonella Questa, Anagoor, Massimo Cirri, I Papu, StivalaccioTeatro, Andrea Pennacchi, Rita Pelusio, Laura Curino e molti altri di uguale importanza e bravura che non cito per motivi di spazio. Amici e colleghi che stimo e che hanno reso straordinaria anche questa stagione del Teatro del Pane. Artisti che trovano una “casa” che li accoglie e un pubblico sensibile e attento.

Il progetto Teatro del Pane è cambiato nel tempo?

Il progetto Teatro del Pane è in continuo movimento. Cambia perché cambiano le persone coinvolte e cambia perché si muove con gli spettatori e segue le idee e le proposte che gli artisti con la loro arte offrono tutte le sere è dinamico e per me essere il direttore artistico significa pormi in ascolto di tutto questo patrimonio ricchissimo e saperlo interpretare cambiando a mia volta.

Prospettive? Novità?

Come dicevo, le nostre produzioni con le mie regie ci hanno dato ottimi risultati e sicuramente manterrò nella programmazione questa specificità. Naturalmente ci saranno anche nuove produzioni che coinvolgeranno anche altri artisti locali e non. Il desiderio che ho è quello di introdurre una modalità consolidata in gran parte d’Europa: la tenitura lunga (replicare per molto tempo uno stesso spettacolo) per dare al pubblico la garanzia del passaparola e agli artisti la continuità. Al Teatro del Pane il pubblico arriva in gran parte dalle provincie limitrofe Padova, Vicenza, Belluno, Pordenone addirittura dalla provincia di Verona quindi questo mi lascia ben sperare. Le novità maggiori per questa stagione 2018/19 ci sono state in cucina con ottimi risultati e gratificazioni. Molti spettatori arrivano a Teatro senza sapere cosa vedranno esattamente, si fidano della qualità che hanno trovato in questi sei anni di programmazione.

Quanto è cambiato Mirko Artuso da quando dirige il Teatro del Pane?
Più che cambiato direi maturato. È un’esperienza coinvolgente ed entusiasmante questa per me e devo dire anche molto complessa, ma le cose facili non mi piacciono. Si tratta di conciliare pubblici molto diversi, di capire come equilibrare le serate perché una serata al Teatro del Pane è un’esperienza unica fatta di ingredienti diversi. È come mettere in scena ogni volta uno spettacolo nuovo. Noi possiamo fare tutto il possibile ma siamo anche consapevoli che l’altra metà del successo di una serata la fa il pubblico.

Secondo te in quale misura il Teatro e il business sono conciliabili?
Se non fosse così avremmo già chiuso. L’unica fonte di sostentamento, l’unico finanziamento è il contributo dei soci per noi di vitale importanza come si può facilmente intuire. È una sfida davvero interessante questa e sicuramente stimolante. Frequento i teatri di tutta Italia da 30 anni e devo dire che alcuni godono di ottima salute mentre altri non avessero i finanziamenti pubblici sarebbero chiusi da anni. Quello che stiamo definendo gradualmente al Teatro del Pane (grazie al lavoro di tutti e ripeto alla generosità degli artisti) è un modello nuovo e particolare con ampi margini di miglioramento e che sicuramente si potrà applicare anche in altre occasioni. Questo significa che l’attenzione agli sprechi il rapporto sincero e schietto con il pubblico pagano e rendono tutto possibile. Molte aziende sono sensibili e attente allo sviluppo di progetti come il Teatro del Pane prima tra tutte PrintMateria che ci sostiene e aiuta con grande generosità

Quando siete partiti non è stato facile, cosa avete cambiato nel tempo?

Abbiamo imparato dagli errori senza perderci d’animo.

Grazie Mirko, ti stimo apprezzo il coraggio e la passione che usi per il tuo lavoro, la farina del tuo sacco ci nutre dell’alimento che più ci avvicina alla madre terra, la “coltura”. Il pane del vivere il sentire attraverso i solchi emozionali ben rappresentati sul palco dell’esistenza del tuo “luogo/logos”. Spero che con il sostegno di PrintMateria il Teatro del Pane possa raggiungere sempre nuovi e più grandi obbiettivi. Grazie ancora Mirko Artuso

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